Petrichore, l’odore della pioggia
Che la pioggia bagni la terra, accade da sempre. Che ci sia un nome per esprimerlo in italiano, no. Era il 1964 quando due ricercatori australiani, Isabel Bear e Richard Thomas, pubblicarono sul numero di Nature del 7 marzo il termine «petrichore», ultimo frutto di un lungo studio sugli effetti chimici prodotti sul terreno dal contatto con l’acqua piovana. Come Adamo, hanno sperimentato il lusso di dare il nome a una cosa, e in sostanza di crearla: «petricore» è l’odore della pioggia. Sommando gli etimi greci di petra e icore, hanno ottenuto un nome poi preso in prestito da molte lingue, ma che in tutte è destinato ad avere lo stesso significato: la linfa dei sassi. Icore, in mitologia, è il minerale presente nel sangue degli dei, una sostanza bianca e traslucida che rende il sangue velenoso ai mortali. La pioggia, dunque, apre la terra, e dalla ferita ne sgorga la linfa vitale. Rispettando il canone metaforico del teatro greco, quando la pioggia cade e bagna la terra va in scena un sacrificio, antico come il tempo ma nuovo ogni giorno.
Heavy Rain
Quantic Dream, casa di produzione di videogiochi francese, ha pubblicato nel 2010 per Playstation un gioco che incarna esattamente l’etimo del petricore: Heavy Rain. Heavy è la pioggia fitta, ma soprattutto «pesante». L’avventura grafica ideata da David Cage, fondatore di Quantic, è imperniata sulla tranquilla vita del protagonista Ethan Mars: una bella casa, una moglie felice, due figli. Il sole splende abbagliante nelle prime scene, e il giocatore, che impersona Ethan e determina ogni scelta della trama, non deve fare altro che decidere se giocare in giardino o guardare la tv. Presto un fulmine a ciel sereno infrange il sogno: dopo il tragico (e inevitabile) incidente in cui muore il primogenito Jason e Ethan cade in coma, il giocatore si risveglia divorziato e costretto a vivere in un sudicio appartamento. La pioggia comincia a battere. Mentre Ethan è con il figlio piccolo ha un blackout da stress post-traumatico e sviene: al suo risveglio Shaun è scomparso. Il dramma è appena iniziato: ora spetta al giocatore cercare di salvarlo dal Killer degli Origami, che rapisce e uccide i bambini annegandoli nell’acqua piovana. Ethan vive un’anabasi dolorosa, dove incontra personaggi crudi e problematici, sempre grondanti d’acqua, che come lui sono pronti a sacrificare ogni cosa per arrivare in fondo alla storia. Sangue, lacrime e pioggia si fondono in quella stessa mistura di linfa vitale e agonia che incarna il petricore. Il finale? Dipende dal giocatore: dalla sua velocità, dal suo intuito e dai suoi sacrifici.