sPOPmenik

Vi sarà capitato di innamorarvi di una canzone, per poi scoprire che il video fa schifo. Ma così schifo che la si può ascoltare solo su Spotify (e se non paghi l’abbonamento devi pure mettere l’album sperando che ti capiti quella che cerchi) e ti vergogni a farla cercare ai tuoi amici su Youtube. A volte però non succede.

E’ l’esempio di Darkside, collaborazione di Au/Ra e Tomine Harket con l’autore britannico-norvegese Alan Walker. Quest’ultimo, superstar ventunenne di EDM (Electronic Dance Music) con più di cinque miliardi di visualizzazioni su Youtube, è l’acclamato autore di Faded, singolo del 2015 che ha guadagnato l’attenzione internazionale con un numero impressionante di dischi di platino e d’oro (otto dischi di platino e 400 mila copie vendute solo in Italia).

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Reperibile su Youtube Music, Apple Music, Spotify, Deezer e Tidal, Darkside è stato  pubblicato da Walker nel luglio 2018 come primo singolo dell’anno, posizionato nella timeline della narrazione fanta-apocalittica tra i brani All Falls Down e Diamond Heart. Non sono il beat regolare come un battito cardiaco né la voce acuta della sedicenne Au/Ra a rendere questa canzone unica (anche perché è molto simile a Faded), ma il video: è pieno di spomenik.

Occhio

Brutal(ly real)

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Gli spomenik sono monumenti commemorativi degli anni ’60 e ’70 per i caduti della Seconda Guerra Mondiale, voluti da Josip Tito nell’allora Jugoslavia come parte di un programma socialista auto-celebrativo. Dopo la caduta di Tito, però, le opere di celebri architetti e scultori come Bakić, Bogdanović e Medakovic (adesso disseminate tra Croazia, Bosnia Erzegovina, Macedonia, Serbia e Montenegro) che per anni erano state meta di turismo patriottico, sono state abbandonate quando non distrutte.

Incarnato in gigantesche sculture all’aperto, lo stile degli spomenik è fortemente influenzato dal brutalismo sovietico: assenza di colori, linee dure e grandi ombre proiettate sull’ambiente circostante rendono queste opere l’antitesi del vancouverismo. Il mito della coesistenza tra uomo e ambiente è svelato come un rapporto violento, sofferto, e accettato come tale senza finzione. Acciaio, granito e cemento a nudo (nella migliore lezione di Le Corbusier) si stagliano in forma di totem contro il cielo.

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Residui di un mondo finito nel 1991 (ma nemmeno troppo), gli spomenik e il brutalismo hanno subito una damnatio memoriae che ha tentato di colpire anche il razionalismo italiano, calpestando (con la fretta di superare la rottura) delle conquiste artistiche. Per contrastare la corrente che sembra voler dimenticare e annientare anni di storia balcanica e umana, il fotografo belga Jan Kempenaes ha raccolto la memoria degli spomenik in un volume omonimo tra 2006 e 2009, poi pubblicato con la Roma Publications nel 2010, a cui si sono aggiunti i meravigliosi progetti di ricollezione ed archivio di spomenikdatabase e #sosbrutalism.

Be honest, go brutal.

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