1914. L’Europa è straziata dalla guerra, quella che sconvolgerà il continente a tal punto da essere impressa nella mente dei superstiti come “la grande”. Moriranno oltre 16 milioni di persone, altri 20 ne usciranno feriti o mutilati. Le grandi potenze (europee e non solo) si contendono il dominio sul territorio comune, il controllo delle colonie, le risorse. L’Italia aspetta un po’ e poi cambia idea, guadagnando dalla vecchia alleata austriaca il duraturo soprannome di “Italia dei giri di valzer“, a ogni giro un nuovo partner.
Ma questo non è un articolo sulla prima guerra mondiale, non in questo periodo dell’anno. Proprio perché a breve sarà Natale, vorrei porre l’accento su un lato del genere umano che, quando si parla di guerra, tende a restare in ombra: la sete di spensieratezza, la naturale tendenza a rifuggire il conflitto e la ricerca della serenità. Questo è un post sulla tregua di Natale.
La tregua di Natale è una serie di cessate il fuoco informali avvenuti in alcuni punti del fronte occidentale intorno al 25 dicembre del primo anno di conflitto. L’affievolirsi dell’aggressività dei giovani tedeschi e britannici (e in misura minore francesi) aveva già cominciato a manifestarsi nella settimana precedente, quando le truppe avevano iniziato a indirizzarsi auguri e canzoni, quando non piccoli doni portati a mano da una trincea all’altra. Poi hanno cominciato a incontrarsi a metà strada: scambiare due parole, del cibo. Pregavano per i vivi e pregavano per i morti. Hanno cominciato a conoscersi, e cosa fanno dei ragazzi quando vogliono fare amicizia?
Giocano a calcio.
Freddo
Gli episodi di tregua spontanea furono pesantemente
redarguiti dalle autorità militari: i militari coinvolti
si autocensuravano per evitare di essere implicati in
accuse di ammutinamento, e le loro lettere vennero
poste sotto stretto controllo, soprattutto in Germania.
La frequenza delle paci temporanee si affievolì fino
a sparire del tutto, e i Natali dal 1915 al 1917 videro
consumarsi il massacro costante e imperterrito di
cui oggi abbiamo una memoria spesso troppo opaca.
Caldo
La Nazione (Firenze) ha pubblicato, nel ’14, un resoconto
di queste tregue: «L’accordo era completo. I tedeschi nella
notte di Capodanno avevano ornato l’orlo della trincea di
lampioncini multicolori e per tutta la notte cantammo,
ora essi ora noi, le più gaie canzoni. All’alba potemmo anzi
combinare una partita di football. Mai più squisita cortesia
regnò tra i giocatori di due team. Però intanto, all’intorno, vari
compagni nostri erano caduti […] e sospendemmo la partita
per seppellire i morti, a cui da entrambe le parti furono
resi gli estremi onori».
Buon Natale.
PS Ringrazio Federico Cella, che mi ha spinto a fondare questo blog, e come per tutti i miei compagni e amici alla Tobagi ha contribuito a farmi scoprire qualcosa di me.