L’igloo, la più base delle case. Niente più e niente meno di un tetto sopra la testa.
Mario Merz, esponente milanese dell’arte povera, ha passato gran parte della propria vita (dalla fine degli anni sessanta alla morte nel 2003) a rappresentare questa forma base in infinite declinazioni.
Merz concentra in questa struttura apparentemente semplice tutto sé stesso, proiettando il proprio Io più profondo nella casa (in linea con teorie psicologiche molto diffuse). Alcune, come Igloo del palacio de las alhajas, sembrano esprimere metaforicamente la struttura tripartita delle istanze psichiche: Super-Io, Io ed Es sono cupole concentriche con al centro un sasso, grave e materico quanto più lo spazio intorno a lui è vuoto.
Le case dell’artista sono tormentate: chi le osserva non può entrare perché, malgrado siano spesso delle dimensioni giuste per essere vissute, l’ingresso viene violentemente impedito. Schegge di vetro sporco, chiodi, lastre di ardesia senza spiragli: anche dove sembra esserci un’apertura, con passerelle che portano lo sguardo all’interno dello spazio, la casa respinge il visitatore.
A conferma del fatto che lo spazio per ospitare dei corpi venga negato, gli igloo sono per lo più vuoti. Involucri cavi in acciaio, vetro, iuta, ardesia sono vissuti solo da oggetti singoli, come la portiera di un’auto o una macchina per scrivere, o vergati con parole scritte con tubi al neon.
Spesso sono proprio questi elementi a far riflettere lo spettatore: lastre e mattoni ammonticchiati sulle pareti esterne senza apparenti scopi strutturali, ardesia pesante appoggiata su fragile vetro, lasciano pensare a sovrastrutture inutili ma delle quali non si riesce a fare a meno. Allora l’installazione che reca la scritta Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case? non è più così complicata da capire: a chi serve la società, a chi le regole? Sono gli oggetti a servirci, o la nostra ossessione per loro riempie tutto lo spazio, con il forte rischio di impossessarsene?
Abbracci. Il mio unico consiglio, dopo che avrete incontrato gli Igloo è di abbracciare qualcuno. Fraternamente, amorevolmente: quel poco che basta per ricordarvi che la società del genere umano è fatta per sopravvivere, anche combattendo la solitudine che ci fa nascere soli. E, cercando di capire, non dimenticarsi di provare compassione per la sofferenza.
[Se volete vedere con i vostri occhi la più grande collezione degli Igloos di Merz mai raccolta (oltre trenta), avete tempo fino a febbraio inoltrato per andare al Pirelli Hangar Bicocca (Milano)]