Indie. Elettronica. Progressive Rock. E ancora esperienza teatrale e fisica, intima e corale. L’identità della band La rappresentante di lista è inafferrabile e in continua evoluzione. Anche per questo si definiscono queer: la loro arte rifiuta il genere così come una rigida definizione musicale. Contro l’abitudine a considerare le classificazioni un porto sicuro, i sei membri del gruppo interagiscono sul palco e nei brani senza preconcetti, invitando il pubblico a fare lo stesso. I fondatori e due volti-simbolo de LRDL, nata nel 2011, sono Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, rispettivamente la riconoscibilissima voce e il primo chitarrista (ma anche sassofonista, suonatore di guitalele e seconda voce).

A loro si sono aggiunti Enrico Lupi (tastiera e sintetizzatori) e Marta Cannuscio (percussioni) dal 2015, poi Erika Lucchesi (chitarra, sassofono e voce) e Roberto Calabrese (batteria). Questo progressivo arricchimento ha generato e insieme deriva dall’evoluzione del loro sound, che da asciutto e sognante (vedasi il tenero brano omonimo dall’album di esordio (Per la) Via di casa) è diventato più profondo e introspettivo (come nei meravigliosi Siamo ospiti e Un’isola da Bu Bu Sad). Nell’album uscito da poco per Woodworm Label, Go Go Diva, sono approdati a uno sperimentalismo intimo e urlato insieme: ne sono esempio il singolo Questo Corpo, la giustamente popolarissima Woow e la scanzonata Maledetta Tenerezza.

I loro concerti sono delle esperienze totali: luci sgargianti e stroboscopiche, note di tromba, guitalele e sassofono, capelli all’aria e brandelli di tessuto che emergono dalla penombra mentre i sei creano musica, cantano e fanno rudimentali e corporee coreografie. L’esperienza del live è mistica, ai limiti con l’esoterico.

Sono stata domenica 3 febbraio al loro concerto al Serraglio di Milano. Una piccola sala fumosa, gremita. Tutti aspettavano le dieci e mezza, chi con il bicchiere in mano chi taggandosi su Instagram. Tutti guardavano il palco vuoto. Poi, sei volti sono emersi dall’oscurità, nuovi e familiari, e hanno rotto il silenzio con le note di Gloria. Un mondo nuovo, fatto di arcobaleni intermittenti e pervasivi sussurri, si è instaurato nella sala, portando il pubblico in una specie di estasi musicale.

L’atmosfera che hanno creato mi ha ricordato quella di Sogno di una notte di mezza estate, la commedia shakespeariana sull’amore, l’equivoco e la magia. Il Serraglio è diventato il bosco di Atene, e come dei novelli Titania e Oberon, Veronica e Dario sono diventati regina e re delle fate, guidando il gruppo e il pubblico in una immersione psicologica e affettiva. La musica sperimentale de LRDL è come la polvere floreale sparsa sugli occhi dei dormienti: spinge chi li ascolta ad avvicinarsi, perdere i propri confini personali, confondersi e ritrovarsi.
